Trittico di Donna
di PATRIZIO RANIERI CIU
Lo spettacolo teatrale mette in scena tre monologhi femminili ambientati in tre momenti storici susseguenti (1799, 1945, 2023) dove, a fronte dello sviluppo della luce nel tempo, rappresentata nella mutazione delle epoche da una candela, da una lampadina e dai led di uno smartphone, resta inalterata la sopraffazione dell’uomo sulla donna evidenziando come dal ’700 ad oggi tale violenza è l’immutabile costante.
Dalle pagine più buie del regno dei Borbone agli articoli di cronaca nera del ventunesimo secolo, riemergono sul palcoscenico storie di violenza atavica e reiterata su tre giovanissime ragazze, come quelle che siedono tra i banchi di scuola oggi. La prima è la principessa Caracciolo di Santobono, stuprata a morte pubblicamente sul sagrato di una chiesa durante la dura repressione che seguì l’esperienza della Repubblica Napoletana, la seconda è una ragazza dei Sonderbau, speciali strutture dei campi di sterminio in cui si consumava il dramma della Shoah al femminile, luoghi adibiti a postribolo per i nazisti, fino ad arrivare a Roberta Siragusa, la ragazza uccisa dandole fuoco dall’ex fidanzato con modalità atroci. Storie presenti nei ricordi di Giulia Cecchettin prima di morire.
Immensi passi avanti per l’umanità fatti dalla tecnologia a confronto con una immutata incoscienza del valore assoluto della reciprocità. Proporre dunque la cultura dei sentimenti ai giovani nelle scuole ed ovunque come una inversione di rotta per una vera evoluzione, non solo sorprendentemente tecnica, ma anche straordinariamente umana.
La rappresentazione è collocata nell’ambito della campagna #Onemore contro la violenza di genere nel tentativo di diffondere il suo slogan la cultura di un uomo è la sola garanzia per una donna ed intraprendere un percorso di risoluzione del dramma della violenza alla radice. Perché la causa di ogni violenza è solo culturale, è nella “coscienza dell’individuo”. In questo caso soltanto la cultura dell’uomo, intesa come consapevolezza della sua coscienza individuale, è infatti garanzia per qualsiasi altro essere umano che sia in particolare donna, povero, diverso o più debole.
Foto di Raffaele Ferraro e Alba Bianconi
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Fabbrica Wojtyla è un gruppo di giovani che condividono una passione artistica autentica al punto tale da averla resa una professione.
Tutti i giovani nel profondo del loro cuore nutrono ideali, passioni ed entusiasmi e sono guidati dal desiderio di un mondo migliore fatto di pace, reciprocità e bellezza.
Tutti i giovani possono contribuire alla “rivoluzione culturale” di cui il mondo ha bisogno per essere migliore.
Tutti possono essere giovani, perché la giovinezza non dipende dall’età.
Ma cos’è una “Rivoluzione Culturale”?
RIVOLUZIONE significa coraggio. Non è violenza fisica, ma desiderio di praticare individualmente una personale evoluzione intellettuale. La rivoluzione più straordinaria è infatti quella del pensiero, del confronto, della partecipazione, delle nuove idee.
CULTURALE significa mettere al centro di ogni pensiero e di ogni azione il valore del sentimento, la capacità di andare incontro all’altro, l’entusiasmo della conoscenza, la scoperta della condivisione, la libertà della immaginazione. Così ogni gesto compiuto, ogni pensiero pensato sarà bellezza.
Cerca dentro di te la voglia di migliorare il mondo e partecipa con noi alla Rivoluzione Culturale!
Ti avvertiamo… è un percorso lungo e non privo di difficoltà. Potrai sentirti solo a volte. Ma se avrai la forza e la determinazione di superare gli ostacoli ti accorgerai che ci sono altri come te che quel mondo ideale hanno ancora il coraggio di desiderarlo. E non intendono arrendersi, provando a realizzarlo.
E ogni volta che anche tu non ti arrenderai…
Credici…
Ne sarà valsa la pena.
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