N.32 La libertà di espressione

N.32 La libertà di espressione

LA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE

La libertà di espressione non deve essere sottoposta ad alcuna condizione se non ad un unico limite: il momento ed luogo in cui l’espressione si manifesta.
Nel momento stesso in cui la libertà di espressione non dovesse tener conto del momento e del luogo in cui si manifesta, determinerebbe la possibilità di una altrui incapacità alla analisi critica di quanto è stato espresso da gesti, immagini o parole, che risulterebbero di conseguenza “subite” creando così un impedimento ad altri anche ad una volontaria rinuncia alla loro valutazione. 
Condizione questa per la quale la libertà d’espressione, divenendo lesiva di un diritto altrui, produrrebbe in pratica una discriminazione. Dunque ogni libertà funzionale trova un obbligo alla valutazione aprioristica del momento e del luogo della sua espressione di fronte al confine determinato dal confronto con un’altra libertà altrettanto funzionale. Né vale la diversità di consistenza nel confronto che danneggerebbe un principio di salvaguardia delle minoranze ed ancor più la prevalenza di categorie per quantità. Questa necessità di “autodeterminarsi” nell’affermazione di una propria libertà deriva da un principio di condivisione esistenziale tra esseri umani e nasce dalla convivenza degli spazi e dei tempi relativi alla propria vita con quelli delle vite altrui. Ecco perché la libertà di espressione trova limite nella valutazione di opportunità del momento e del luogo della sua manifestazione. Un egocentrico superamento di questa linea, di per sé  inaccettabile, in questo caso è assolutamente discriminatorio.
Diversamente, ciò che non ha alcun limite è la libertà del pensiero dove silenzio interiore e intimità garantiscono la totale ed assoluta autonomia. Questa libertà è un diritto individuale assoluto che non solo va salvaguardato ma tutelato con l’affermazione piena di concetti come pari opportunità, disponibilità di beni e servizi essenziali, funzioni operanti senza privilegi e con una corretta gestione del “sociale” finalizzata ad una ricerca continua di qualità della vita. E direi soprattutto con la coscienza del limite indicato alla libertà di espressione. La comprensione della relazione tra il pensiero e la sua espressione potrà essere più chiara valutandone la analogia metaforica con il rapporto tra sogno e realtà che sembrano poter persino coincidere, sì, ma solo nel sogno cosciente “ad occhi aperti” che potrebbe avverarsi nella realtà, ma mai potrebbe accadere viceversa perché un sogno incosciente potrà essere persino realistico ma mai essere reale. Ebbene similitudini ed altri percorsi logici come questi, se chiaramente inconfutabili, possono condurci al risvolto fondamentale del nostro vivere. Possono cioè determinare la necessità di dover approfondire concetti e valori per distinguerne i termini ed esplicitare una per una le loro definizioni assolute che riconducano al significato di una sola ed unica voce: la verità. 
Ma quale verità? Quella una, certa, reale ed assoluta, quella verità che non ha confini diversamente da  quella di comodo. Non quella cioè della quale ci si accontenta, come ad esempio la verità frutto del giudizio che, di fatto parzializzato, determina solo una discutibile forma di misera soddisfazione materiale e spesso di penosa vendetta che se ne ricava. Perché la giustizia non è mai vera. Manca di autenticità e, con le sue procedure e farraginose tutele di percorso, senza voler parlare di come risulta adeguarsi alle pressioni soprattutto di tipo mediatico, è una giustizia sempre più incapace che ha snaturato a tal punto la verità da allontanarla da tutto e tutti, definitivamente. La sola verità che, in conclusione, ci rimane è che la verità non esiste. Ed oramai non esiste più nemmeno la volontà di cercarla.  

PATRIZIO RANIERI CIU © FABBRICAWOJTYLA 2021 

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