N.03 Questi strani giorni

QUESTI STRANI GIORNI

Tutti in casa ed il contagio forse quasi dimenticato. Il contagio…

L’innesco? Forse l’incontro un mese prima a Wuhan degli sportivi di tutte le forze armate del mondo.

La causa? Forse la verifica di un mondo che può cominciare ad obbedire a degli scaltri padroni, in una condizione di dorata schiavitù. Basti pensare agli “elicotteri economici”, compatibile e commisurabile pioggia di denaro su tutti, reddito di appartenenza, quando tutto finirà.

Il mezzo? Ma naturalmente cellulari e TV dove si litiga di già su chi dovrà andare in onda alla ripresa.

Gli effetti? il primo forse fondamentale: la scienza, quella che ha mandato l’uomo sulla luna, ha realizzato l’immagine 8K e lo smartphone di ultima generazione, di fronte al bacillo che penetra nei polmoni e li disastra si mostra impotente e risponde “si vedrà” mentre la selezione “naturale” elimina principalmente le fonti della memoria, quasi a dilatare il termine economico di rottamazione che rende i vecchi sempre più simili alle carcasse d’auto nei cimiteri degli sfasciacarrozze. Prove di sudditanza.

Anche la rivoluzione, moto spontaneo di un complesso di coscienze che raggiunge il limite della sopportazione, è programmata: cambiamenti radicali delle condizioni tra gli umani, distanze incolmabili, istruzione telematica, musiche a palla dai balconi, che rasenta la cafonata della mancanza di rispetto degli altrui spazi di esistenza, figurarsi della libertà.

Dove vogliamo arrivare? Dietro l’angolo non c’è niente. Si gioca tutto qui. Siamo nelle mani di pochi, maldestri, presuntuosi, arrivisti e probabili burattini di quattro gruppi economici malsani che tra ori, petroli e risorse naturali, non hanno nemmeno il controllo di se stessi.

Dov’è l’uomo? Viene in mente Kierkegaard: la contraddizione dell’uomo-Dio, Cristo, povero umile e contemporaneamente Dio. Forse quello era l’uomo? Così doveva essere?

Forse è l’avverbio più usato in questi strani giorni: Indica l’incertezza, l’approssimazione, il dubbio, l’attesa di una risposta, una risposta qualsiasi, anche non corrispondente alla verità, basta che dica cosa fare e che la macchina del mondo si rimetta a camminare.

Questa è quindi la condizione, lo stato in cui si è ridotta l’intera umanità?

Io so solo una cosa: non è colpa mia. Lo attesta, in piena coscienza, l’intera mia vita, artisticamente ed umanamente creativa, il mio operato rivolto all’incontro e nell’interesse di altri. Ma forse sono responsabile di non averlo gridato agli altri, di non aver risposto con la violenza ai torti. Chi, in piena coscienza, può dire altrettanto, lo faccia subito ed apertamente mentre chi ha peccati da scontare, confessi e li sconti, ora.

Perché esistono i responsabili di questi strani giorni: forse sono uomini abbrutiti dalla quotidianità (che magari solo oggi, costretti in casa, capiscono la fatica giornaliera delle mogli nella gestione della casa), forse sono donne che hanno anteposto alla ambizione la relazione con i propri figli abbandonandoli a se stessi, forse sono giovani culturalmente ormai indecenti e i loro insegnanti del tutto inutili ed infine forse sono vecchi che hanno perso tutta la dignità dei loro capelli bianchi, magari tingendoli di nero.

Esistono i responsabili di questi strani giorni e, senza forse, ognuno può incontrarli di buon mattino davanti al proprio specchio.

PATRIZIO RANIERI CIU © FABBRICAWOJTYLA 2020

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